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Il contributo della natura nella depressione: un alleato sottovalutato

  • Immagine del redattore: Federica Facchin
    Federica Facchin
  • 6 mag
  • Tempo di lettura: 2 min

Negli ultimi anni, la scienza ha confermato ciò che molti hanno sempre intuitivamente saputo: la natura ha un potere curativo. In un'epoca in cui l'ansia e la depressione sono in costante aumento, il ritorno al verde può rappresentare un supporto semplice ma potente alla salute mentale.

La connessione mente-natura

Trascorrere del tempo all'aperto, in spazi verdi o naturali, può ridurre i livelli di cortisolo, il cosiddetto “ormone dello stress”, migliorare l'umore e aumentare il senso di benessere. Studi neuroscientifici hanno mostrato che camminare in mezzo alla natura, anche solo per 20-30 minuti, può ridurre l’attività nelle aree cerebrali associate ai pensieri negativi ricorrenti, tipici della depressione.

Forest bathing e altri approcci terapeutici

In Giappone, lo shinrin-yoku o “bagno nella foresta” è una pratica diffusa da decenni. Consiste nel camminare lentamente nei boschi, respirando profondamente e lasciandosi avvolgere dall’ambiente. Questo approccio è stato associato a una riduzione della pressione sanguigna, a un miglioramento dell’umore e a una maggiore concentrazione.

Anche l'ortoterapia (terapia attraverso il giardinaggio) viene sempre più utilizzata in contesti terapeutici per persone con disturbi dell'umore. Prendersi cura delle piante favorisce la consapevolezza, l'autoefficacia e il senso di responsabilità.

Un supporto, non una soluzione unica

È importante sottolineare che la natura non sostituisce le terapie mediche o psicologiche per la depressione, ma può integrarsi efficacemente in un percorso terapeutico più ampio. Passeggiate quotidiane, escursioni nel weekend, o anche la semplice esposizione alla luce naturale possono fare la differenza nella qualità della vita.

Conclusione

In un mondo sempre più urbanizzato e digitale, riscoprire il contatto con la natura è un gesto rivoluzionario e profondamente terapeutico. È un invito alla lentezza, all’ascolto e alla riconnessione con sé stessi. Forse la cura non è solo in una pillola, ma anche tra le fronde di un albero, nel canto degli uccelli o nella luce di un tramonto.


 
 
 

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